404 Not Found


nginx/1.18.0 (Ubuntu)
Cenni Storici – visit-fratta

Cenni Storici

Tra il XII e X secolo a.C. (età del bronzo recente e finale) Fratta costituiva un centro antropico di singolare importanza, come testimoniano i ritrovamenti della necropoli delle Narde, i cui preziosi “tesori” sono conservati presso il locale Museo Nazionale.
Tuttavia le prime notizie che cominciano ad avere consistenza storica risalgono al 1054, epoca in cui il Vescovo di Adria, Benedetto I, otteneva il Feudo comprendente: Vespara, Presciane, Castelguglielmo, San Bellino e Fratta (allora denominata Villa Comedati). Nel 1104 i Vescovi vi costruirono un Castello attorno al quale si svolsero lotte terribili per il suo possesso tra i Vescovi, i Veronesi, gli Estensi e fu più volte distrutto e riedificato, finchè passò nelle mani dei “Pepoli”; gli ultimi resti del Castello scomparvero definitivamente al principio del secolo XIX.
Nel 1395 Fratta passò sotto la Repubblica Veneta e ne seguì le sorti fino alla pace di Campoformio nel 1797.
Nel XVI sec., per merito di Lucrezia Gonzaga, qui vissuta tra il 1541 e il 1576, dopo essere andata sposa a Giampaolo Manfrone, capitano di ventura al servizio della Serenissima e proprietario di un palazzo-castello, e dell’Accademia dei Pastori frattegiani, Fratta diventa sede di una delle corti più rinomate dell’area padana, concentrando l’attenzione, l’interesse e la presenza di intellettuali e artisti e diventando luogo eletto per le più importanti famiglie del patriziato veneziano.
La Repubblica Veneta ebbe sempre una particolare cura per questa zona e molti nobili veneziani vi costruirono bellissime e magnifiche Ville patrizie tutt’ora vanto di Fratta. Basti ricordare Villa Badoer, di Andrea Palladio, costruita nel 1556; la palladiana Villa Grimani Molin, ora Avezzù, sec. XVI; Palazzo dei Villa Cornoldi, ora Fanan, del sec. XVIII; Villa dei Conti Oroboni, sec. XVII; Casa Dolfin, ora della Divina Provvidenza, sec. XVIII; Casa Matteotti, sec. XVIII; Villa Davì ora Guzzon-Zanobbi, sec. XVIII; Palazzo Dolfin-Boniotti ora sede del “Manegium”, sec. XVII; Villa Labia, costruzione ottocentesca, con il suo superbo parco; Chiesa Parrocchiale dedicata ai SS.AA. Pietro e Paolo: fu eretta su disegno di Zuane Bellettato.
Iniziata nel 1552, venne terminata nel 1682, come risulta dalla lapide sulla facciata.
Del 1400 è l’armoniosa Chiesetta di S. Francesco, unico esempio di stile romanico in Polesine.
Con il Congresso di Vienna, Fratta passò sotto la dominazione austriaca e vi rimase fino al 1866, anno della terza guerra di Indipendenza. Fu in questo periodo che Fratta partecipò con vero entusiasmo e vera dedizione alle cause del Risorgimento. La vicenda dei Carbonari della Fratta è una delle più gloriose e dolorose pagine degli albori del Risorgimento. Essa, si può dire, iniziò il giorno 11 Novembre 1818, quando donna Cecilia Monti di Fratta offrì ai Carbonari, in casa sua (Villa Grimani Molin), il famoso pranzo che diede origine a tante sciagure. Pochi giorni dopo quel fatale convegno furono tutti arrestati. Questo è il primo germe della lunga serie di processi che aprirono a molti di loro le dolorose porte dello Spielberg e di altri carceri duri come Venezia e Lubiana. Conte Antonio Oroboni, Cecilia Monti, Angelo Gambato, Antonio Francesco Villa, Don Marco Fortini, Giovanni Monti, Antonio e Carlo Poli, Giacomo e Sebastiano Monti, Domenico Davì, Antonio Davì: questi i nomi dei “Carbonari della Fratta”.
Cresciuto alla dottrina e all’esempio di questi prodi un altro grande frattense si immolava vittima dell’amore per la libertà e la giustizia sociale: Giacomo Matteotti, barbaramente ucciso dai fascisti il 10 giugno1924.